Centro Medico Psicologico Torinese

IL MITO è IL MESSAGGIO

3 - 4 Ottobre

ONLINE oppure presso: Centro Medico Psicologico Torinese | Piazza Vittorio Veneto, 14, 10123, Torino

Evento gratuito, prenotazione necessaria poiché soggetta ad esaurimento disponibilità. 

IV Convegno | Centro Medico Psicologico Torinese e CIPA  




IL MITO È IL MESSAGGIO

Strutture, archetipi e codici dell’immaginario contemporaneo.

Cosa accade quando guardiamo lo smartphone e iniziamo a “scrollare” le notizie o i reel e le storie immediatamente disponibili online, lungo quell’asse virtualmente infinito di materiale audio-visivo di cui il nostro schermo mostra volta per volta solo un minuscolo frammento? Un asse infinito costituito da immagini, video, suoni e frammenti di testo, e intrecciato a innumerevoli altri ininterrotti flussi audio-visivi che consentono il passaggio dall’uno all’altro cambiando social, piattaforma, nonché topic e dimensioni dei frammenti selezionati, all’interno di quell’ipertesto già preconizzato da Ted Nelson negli anni ’60 del secolo scorso. E questa domanda – cosa (ci) accade mentre navighiamo – non può non accompagnarsi a un’altra domanda, forse prioritaria: siamo davvero liberi nella nostra navigazione online oppure sono presenti nella struttura profonda delle piattaforme digitali che usiamo quotidianamente veri e propri percorsi di lettura e di fruizione privilegiati ma impliciti, analoghi al costrutto di “lettore modello” identificato da Umberto Eco per la scrittura tradizionale o al “commentator” dell’Alberti per la arti figurative del suo tempo? Percorsi tacitamente indicati all’interno di un universo multimediale che costruisce un mondo narrativamente performativo, per non dire più semplicemente manipolativo.

Un tentativo di risposta a queste domande fu proposto ben prima dell’avvento di Internet da Roland Barthes col suo celebre “Miti d’oggi”. Partendo dalla foto di un militare afrodiscendente di nazionalità francese che fa il saluto militare alla bandiera tricolore sullo sfondo di un cielo azzurro, pubblicata da “Paris Match” e vista casualmente da Barthes sfogliando la rivista dal parrucchiere, egli osserva come questa foto, nel momento stesso in cui anziché finire in un album di famiglia viene pubblicata da un giornale, esce dal proprio universo segnico originale, cioè dal primo evidente sistema semiotico biografico e privato, diventando il significante di un secondo sistema semiotico più ambiguo, un sistema di valori che potremmo definire una retorica – in questo caso del potere-, una retorica che di fatto si “incarna” in questa immagine e non ne è semplicemente rappresentata: quella foto, dice infatti Barthes, non è il simbolo dell’imperialismo francese, bensì “è” l’imperialismo francese, “è” la “francesità” entrata a questo punto nel mito, divenuta cioè non più un semplice fatto storico, per sua natura transeunte, ma un oggetto naturale e quindi imperituro, una sorta di archetipo. 

Per Barthes quindi non esiste sistema pubblicamente condiviso di segni che non sia sottilmente ideologico e attraverso il quale non si assorbano costantemente occulte retoriche, invisibili mitologie: interiorizzate quindi, e questo è il punto importante, non come simboli ma come veri e propri pezzi di concreta realtà, “naturalizzate” e pertanto in definitiva indiscutibili e non contrattabili. Marshall McLuhan per certi versi fu ancor più radicale e per lui il medium stesso, che sia la carta stampata di ieri o l’IA di oggi, modifica le strutture mentali di chi ne fruisce, aldilà dei sempre diversi contenuti che veicola. Il medium quindi non solo è il messaggio, secondo il noto aforisma, ma è anche – come recitava per un errore tipografico il titolo del libro nella prima edizione del 1967, errore deliberatamente non corretto da McLuhan – il “massaggio”: massaggio perché centrato sull’esperienza sensoriale, più che cognitiva, di utenti quindi in ultimo più manipolati che informati. 

Il nuovo convegno torinese, il quarto, organizzato dal CMPT con il sostegno dell’Istituto Meridionale del Cipa, vuole interrogarsi profondamente e nel consueto modo interdisciplinare su questi temi. Dal punto di vista della psicologia analitica e della psichiatria psicodinamica è infatti di vitale interesse mettere meglio a fuoco le moderne architetture del pensiero mitico, perché come analisti e pazienti vi siamo costantemente immersi: immersi in un mondo in rapido e drammatico cambiamento; un mondo in cui sempre di più la comunicazione sembra essere mitologica nel senso “naturalizzante” proposto da Barthes, nel senso cioè di una rappresentazione che sottrae i fenomeni dal campo della Storia per inserirli in quello immodificabile della Natura (rappresentazione a volte amplificata in modo inedito dall’Intelligenza Artificiale); un mondo, quindi, che per questo motivo corriamo il rischio di considerare taken for granted, sia nelle strutture sociali, sia in quelle psicologiche profonde con cui quotidianamente come analisti ci confrontiamo. 

Sono quindi sollecitati interventi interdisciplinari che da prospettive psicoanalitiche, antropologiche, semiotiche, comparatistiche, filosofiche, ci aiutino a capire quali sono le moderne mitologie che interiorizziamo ogni giorno, quali eventuali connessioni e/o differenze manifestino rispetto alle mitologie del passato, e se abbia senso un lavoro di demitologizzazione del nostro pensiero come proposto a suo tempo da Barthes. Ci pare infatti di poter proporre, sulla scia della fondamentale distinzione junghiana tra simbolo vivo e simbolo morto, una analoga distinzione tra “mito vivo” e “mito morto” e la conseguente stringente necessità di meglio comprendere i mutevoli confini che li separano al fine di poterci riaccostare in modo genuino con la matrice autenticamente mitica e narrativa della nostra mente, compito quanto mai vitale nei tempi complessi che il collettivo sta attraversando.

CONVEGNO IL MITO È IL MESSAGGIO ​

Centro Medico Psicologico Torinese | Piazza Vittorio Veneto, 14, 10123, Torino ​| 3 - 4 Ottobre